Ho iniziato a occuparmi di Pet Therapy dopo la laurea in Scienze Naturali, era circa 25 anni fa. In Italia era praticamente sconosciuta, negli Stati Uniti era già conosciuta e ben strutturata. Trovai su l’allora “Corriere Lavoro” un trafiletto che proponeva un corso di Pet therapy tenuto da un’associazione di Lecco fondata da una coppia, mi ci buttai a pesce e iniziai a fare la gavetta.

Ebbi la fortuna che la coppia mi affidò il loro branco e parte del loro lavoro quando si assentarono per 20 giorni per partecipare ad un convegno internazionale all’estero. Gestivo i loro cani e con  loro andavo a lavorare.

Mi ricordo uno dei miei primi interventi con un paziente anziano su sedia a rotelle, era un intervento di fisioterapia in una RSA, casa di riposo. Lavoravo con Balì, un maschio di golden retriever dal cranio enorme e con due occhi immensi, la sua fisicità ricordava un labrador. Era fantastico, preparatissimo e bravissimo nel riporto, tipica caratteristica di razza.

La terapista si allontanò per un momento e mi lasciò con il signore, non so come, ma la dentiera dell’uomo fece un volo inaspettato dalla comune collocazione. Prontamente Balì si lanciò nel riporto di quello strano oggetto che emanava un particolare odore. Non sapevo cosa fare…. presi la dentiera dalle fauci di Balì e contemporaneamente cercai di capire quanto fosse in sé l’anziano per restituirgli la sua dentatura.

Finì che il signore usci con la dentiera in tasca, accompagnato dalla terapista informata dell’accatudo, ed io abbracciata a Balì stremata ma convinta che quello sarebbe stata la mia professione, e così è stato.