Entrare per la prima volta in una struttura con il tuo cane è sempre un terno all’otto. Non ci entri a caso, ti hanno chiamato, vogliono fare attività di pet therapy (io mi occupo maggiormente di AAA).

Hai fatto già dei sopralluoghi degli spazi, controllato i pavimenti, individuato i punti critici che potrebbero mettere in difficoltà il tuo cane, individuato le vie di fuga. Devi farti una mappa mentale del luogo, devi avere le maggiori informazioni possibili per lavorare in sicurezza, per gli utenti, per te e per il tuo collaboratore peloso.  Hai progettato gli incontri con l’equipe della struttura, sei già stato presentato alle persone con le quali andrai ad interagire: hai fatto del tuo meglio e così farà il tuo cane.

Tutto pronto, tutto sottocontrollo. Non proprio. Ci sono molte variabili che possono influenzare l’intervento.

Entri con il peloso al tuo fianco e con te porti una vena di naturalezza, vieni accolto da sorrisi, alcuni si avvicinano per fare una carezza, il più delle volte sul capo, non fai in tempo a guidare il movimento nel modo meno invasivo per l’animale.  Tranquilla, hai preparato il cane a questo tipo di manipolazione, la può tollerare ma sarà tuo compito spiegare alla persona che c’è un trucco per far stare meglio il cane. “Se gli porge il palmo della mano, vedrà il cane le verrà più vicino”.

Ma c’è anche chi guarda storto e a volte con ostilità, l’arrivo di quella strana coppia. “I cani devono stare fuori, non lo voglio vicino”. Cosa fai? Non sei lì perché devi convincere tutti della valenza dell’interazione con l’animale, ma devi fare in modo che l’ambiente non sia ostile in modo che tu possa lavorare con serenità. Innanzi tutto bisogna capire il perché di quella affermazione: è legato ad un evento in particolare o ad uno stile di vita specifico? Questo ti permette di far sentire accolto colui che ha espresso la sua opinione. Cerchi con il tempo e agendo sulla spazialità e sulla prossemica di rendere la presenza del tuo cane  e tua leggermente più famigliare.

Bisogna trovare delle strategie d’intervento che oscillino, fino a trovare un loro equilibrio, tra gli atteggiamenti umani verso i non-umani: Affetto  – che rappresenta la risposta affettiva e/o emotiva all’animale, e Interesse – che rappresenta la percezione del valore strumentale degli animali. Facendo ricerca mi sono imbattuta in uno studio dello antrozoologo James Serpell (2004) dove analizza i diversi atteggiamenti umani nei confronti degli animali attraverso una rappresentazione grafica di una griglia a quattro quadranti evidenziati dall’intersecazione di due linee: la dimensione emotiva amore\ribrezzo lungo la linea verticale e la dimensione utilitaristica interesse\nocivo lungo la linea orizzontale. Questa rappresentazione mi ha suggerito la strategia più adotta per tutelare il pensiero altrui ma anche dare la possibilità di essere stupiti e magari cambiare atteggiamento.

Ho capito che in questi casi le parole hanno meno potere rispetto alle azioni. Durante gli incontri è importante sviluppare anche iniziative con il cane, cercare di strutturare un’alleanza. Il coadiutore ha anche questo ruolo. Non puoi chiedere ad una persona diffidente di prendersi cura dell’animale direttamente ….. ma puoi chiederle di fare un esperimento.

Dare in mano alla persona una scatola con un cassettino, farci mettere dentro una crocchetta e sollecitarla a chiedere al cane di prenderla. Cosa succede? In primis il cane si mangia un croccantino…. ma soprattutto la persona viene gratificata perché il cane l’ascolta ed esegue il comando. Nel contempo ha autorizzato l’animale ad avvicinarsi, lo ha fatto entrare nella tua sfera intima, il cane tirando il cassettino si allontana da quella sfera immediatamente. La presenza del cane non è invadente. La persona si sente tutelata e allo stesso tempo è stupita, non ho mai visto un cane che apre un cassetto. In questo modo ho agito nelle aree positive della griglia di Serpell, empatia ed interesse.

Questo semplice esperimento pone spesso le basi per poi sviluppare un cambiamento di atteggiamento per lavorare in un ambiente dove la strana coppia venga accolta con serenità.