Fagus era un meticcio maschio simil spinone, nero con una macchia bianca sul petto.  Arrivava da una terra chiamata “La Faggiola”. Da lì il suo nome. Aveva la barbetta, che con il passare degli anni era diventata sale e pepe, e poi solo sale. Non era un golden, era un cane da ferma

Un giorno avevo in macchina Fagus e Floppy, la mia prima golden, mi ero fermata a fare benzina in un area di servizio sull’Appennino toscano. Un cacciatore vestito di tutto punto mi si avvicinò e disse “Bel cane, me lo dai?”. Risposi “Non posso dargliela, la bionda”. “Macchè la bionda, io voglio il nero”. Io riparti di gran lena  con black&white nel in macchina chiusa a doppia mandata!

Per scelta non sono cacciatore e quindi Fagus in qualche modo ha dovuto arrangiarsi. A quel tempo abitavamo in una casa con i muri a secco; in estate lui faceva poste di ore per catturare le lucertole che popolavano le pareti.

Era un lavoro di squadra: lui si metteva a debita distanza, io posizionavo la ciotola dell’acqua e l’ombrellone per dargli l’ombra, altrimenti si sarebbe beccato l’insolazione. Dopo un lungo appostamento si sentivano le sue unghie sul terreno che segnalavano la partenza per la caccia, i posteriori davano la spinta propulsoria e il respiro si faceva più corto. Il più delle volte il suo bottino erano le code. Questa era la sua sequenza di caccia.

La procedura era la stessa, anno dopo anno: a lui la caccia, a me gli accessori… ma era arrivata a casa Ciaca, giovane golden molto veloce ed agile, determinata come il cane nero. Appena Fagus piantava le unghie per la partenza, dopo ore di appostamento sotto il sole,  Ciaca si fiondava in velocità e gli fotteva la preda.

Un giorno, e l’ho proprio visto con i miei occhi, il protocollo era lo stesso, Fagus parte, Ciaca si attiva, Fagus cambia strategia e atterra la giovane golden con un balzo felino.

Da quel giorno Ciaca ha iniziato a cacciare le lucertole in un altro punto del muro.